Ultimo aggiornamento 17 Maggio 2021
Transgender: le cronache parlano molto del fenomeno ma troppo poco di quali tutele prevede la legge italiana.
Per prima cosa, è opportuno fornire una chiara definizione del termine transgender.
Cosa significa la parola transgender?
A livello etimologico, la parola transgender deriva da “trans” che significa “al di là” e “gender” cioè “genere sessuale”.
Transgender è una persona che ha un’identità o un’espressione che va “al di là” del genere di appartenenza.
Transessuale, secondo la dottrina medico – legale, è considerato il soggetto che, presentando i caratteri genotipici e fenotipici di un determinato sesso (o genere), sente in modo profondo di appartenere all’altro sesso (o genere), del quale ha assunto l’aspetto esteriore ed adottato i comportamenti e nel quale, pertanto, vuole essere assunto a tutti gli effetti ed al prezzo di qualsiasi sacrificio.
Come è possibile cambiare il sesso?
Quanto alla possibilità di rettificare l’attribuzione di sesso, la materia è disciplinata della Legge 14 aprile 1982, n. 164.
L’art. 1 della Legge 14 aprile 1982, n. 164 stabilisce che
“la rettificazione si fa in forza di sentenza del tribunale passata in giudicato che attribuisca ad una persona sesso diverso da quello enunciato nell’atto di nascita a seguito di intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali”.
L’art. 5 della sopracitata Legge afferma, inoltre, che
“le attestazioni di stato civile riferite a persona della quale sia stata giudizialmente rettificata l’attribuzione di sesso sono rilasciate con la sola indicazione del nuovo sesso e nome”.
Le norme sopra riportate conferiscono la possibilità per un transgender di ottenere la rettificazione di attribuzione di sesso diverso rispetto a quello enunciato nell’atto di nascita.
La normativa illustrata per la delicatezza e l’importanza, anche a livello sociale, del tema trattato è stata oggetto di numerose pronunce ed interpretazioni da parte della giurisprudenza.
L’importanza della normativa
La normativa sopra richiamata ha avuto un’importanza notevole per la tutela delle persone transessuali.
Fino alla sua entrata in vigore, infatti, la Giurisprudenza acconsentiva alla rettificazione giudiziale dell’attribuzione di sesso nelle sole ipotesi di situazioni originariamente non ben definite, ancorché coadiuvate da interventi chirurgici diretti ad evidenziare organi già esistenti ed a promuoverne il normale sviluppo. Era esclusa la possibilità di rettificazione dell’attribuzione di sesso alle ipotesi in cui il soggetto richiedente era una persona nata in un corpo “sessualmente definito”.
Il riconoscimento dell’importanza sociale della normativa in discorso è stato ribadito proprio dalla Corte Costituzionale.
La storica pronuncia della Corte Costituzionale.
La Corte Costituzionale in una storica sentenza “progressista” ha precisato che la Legge n. 164 del 1982 è una
“normativa intesa a consentire l’affermazione della personalità dei transessuali e, in tal modo, aiutarli a superare l’isolamento, l’ostilità e l’umiliazione che troppo spesso li accompagnano nella loro esistenza” (Corte Costituzionale sentenza n. 161 del 24 maggio 1985).
Proprio per questa ragione la normativa
“si colloca nell’alveo di una civiltà giuridica in evoluzione sempre più attenta ai valori di libertà e dignità della persona umana, che ricerca e tutela anche nelle situazioni minoritarie ed anomale”.
Il Consiglio dell’Avvocato
“Il pregio della normativa richiamata – precisano gli Avvocati dello Studio Legala Lambrate – consiste nel fatto che il Legislatore italiano già più di trent’anni fa, prima ancora che altri Stati se ne occupassero, ha dato voce a queste situazioni che, in uno stato di diritto come quello italiano, non potevano allora e non possono tutt’ora restare prive di tutela”.
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