Ultimo aggiornamento 17 Giugno 2021
L’imprenditore fallito onesto può liberarsi dai debiti concorsuali.
L’esdebitazione è un procedimento che consente di liberare il fallito dai debiti che sono rimasti insoddisfatti dopo la chiusura del fallimento. Attraverso l’esdebitazione l’imprenditore torna in bonis e riacquista la possibilità di esercitare l’attività di impresa.
Come si legge nella relazione governativa di accompagnamento alla riforma: “l’istituto della esdebitazione, omologo a quello già presente nella legislazione europea ed americana, costituisce una assoluta novità introdotta nel sistema e consiste nella incentivante liberazione del debitore persona fisica dai debiti residui nei confronti dei creditori concorsuali non soddisfatti integralmente, seppur in presenza di alcune condizioni”.
Se la relazione parla di “incentivante liberazione” è proprio perché la ratio di tale istituto risiede nella volontà del legislatore di premiare il fallito “onesto, ma sfortunato”.
Chi può richiedere l’esdebitazione?
L’istituto in questione è previsto per i soci illimitatamente responsabili di società di persone dichiarati falliti in estensione, ai sensi dell’art. 147 Legge Fallimentare.
I requisiti per ottenere l’esdebitazione: requisito soggettivo e requisito oggettivo.
Quanto ai requisiti, l’art. 142 Legge Fallimentare prevede che possa accedere al beneficio dell’esdebitazione il fallito che abbia cooperato con gli organi della procedura. In pratica, accedono al beneficio gli imprenditori che hanno fornito tutte le informazioni e la documentazione utile per la procedura, compresa la corrispondenza.
A beneficiare dell’esdebitazione è, dunque, il solo imprenditore che ha tenuto (sia prima che durante la procedura) una condotta irreprensibile, tesa a salvaguardare le aspettative di soddisfacimento dei creditori.
La suddetta cooperazione implica, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, che il fallito:
non abbia ritardato la procedura, abbia provveduto al deposito dei bilanci e delle scritture contabili nei termini di Legge, abbia fornito tempestivo riscontro alle richieste di notifica e chiarimenti da parte dei creditori, abbia comunicato al curatore fallimentare ogni cambiamento di residenza o domicilio.
Il fallito, poi, non deve aver reso difficoltosa la ricostruzione del patrimonio, né deve aver sottratto beni alla garanzia dei creditori.
L’art. 142 Legge Fallimentare richiede inoltre che il fallito non sia stato condannato per un reato legato all’esercizio dell’impresa.
In particolare, non deve avere una condanna definitiva per bancarotta fraudolenta, per i delitti contro l’economia pubblica, l’industria e il commercio, o, più in generale, per un reato connesso con l’esercizio dell’attività di impresa, salvo che per tali reati sia intervenuta la riabilitazione.
Da ultimo, il beneficio dell’esdebitazione potrà essere concesso qualora con la procedura siano stati soddisfatti una buona parte dei creditori concorsuali.
L’art. 142 Legge Fallimentare, infatti, recita testualmente “l’esdebitazione non può essere concessa qualora non siano stati soddisfatti, neppure in parte, i creditori concorsuali”.
Cosa vuol dire aver soddisfatto (almeno in parte) i creditori concorsuali?
Sul punto, la giurisprudenza maggioritaria (in particolare Cass. Sez. Unite n. 2425/2011) ha precisato che non è necessario che siano stati almeno in parte soddisfatti tutti i creditori concorsuali, ma è sufficiente che alcuni creditori siano stati soddisfatti, anche se parzialmente.
Stante gli stringenti requisiti sovra esposti, l’Avv. Elena Laura Bini consiglia di “effettuare una preliminare verifica accedendo al fascicolo del fallimento. In primo luogo, è necessario prendere visione della relazione di cui all’art. 33 Legge Fallimentare.
La predetta relazione, infatti, è uno strumento utile in quanto è un documento redatto dal curatore sulle cause e le circostanze del fallimento, nonché sul comportamento dei falliti nell’esercizio dell’impresa, sulla diligenza spiegata e sulla eventuale responsabilità degli stessi nella causazione del fallimento”.
Qual’è il consiglio dell’avvocato?
L’Avv. Elena Laura Bini suggerisce, altresì, di effettuare una preliminare valutazione circa l’opportunità di depositare l’istanza di esdebitazione prendendo visione dello stato passivo del fallimento, del piano di riparto e della relazione finale del curatore: tali documenti, infatti, consentiranno di far emergere la parziale soddisfazione dei creditori privilegiati e di valutare la sussistenza del requisito oggettivo sopra precisato.